Attraverso lo Specchio

Avventure di due viaggiatori erranti nel regno di Oz

Archivio di agosto, 2007

Il blocco dello scrittore… non è proprio così: in realtà dopo due settimane di Giappone c’è ben poco che io possa dire che sia altrettanto interessante. Nulla a che vedere con un mondo sconosciuto e lontano, meno lontano di questo in realtà, però sempre misterioso e affascinante. Il blocco forse sì c’è, ma forse è anche giustificato. Come faccio a raccontare qualche cosa che non sia banale, qualche cosa che porti con se quel velo di mistero e storia come il Giappone raccontato da Fabri? La verità: non posso. Quello che posso fare, è continuare a raccontare la realtà che viviamo e vediamo ogni giorno, perché alla fine è qui che siamo e qui restiamo, almeno ancora per un po’!

Eccovi un episodio fresco fresco… di qualche ora fa!Sono uscita di corsa dall’ufficio con $50 infilati velocemente nella tasca posteriore dei jeans per pagare un taxi che invece non è arrivato. Salgo sull’autobus, resto in piedi e appena mi giro un signore mi bussa sulla spalla e mi dice “Hai 50$ che ti escono dalla tasca”. E io sognante per la gentilezza e imbarazzata per la mia stupidità dopo averlo ringraziato sono rimasta assorta nei miei pensieri, per un po’… Non credo di dover aggiungere molto altro, no?

Cambiando argomento, martedì 28 agosto, ore 7.58pm locali… eclissi di luna, totale. Ecco una piccola foto per voi che siete dall’altra parte del globo e che di certo non l’avete vista.

Eclissi di Luna

 

 

Ci siamo trovati dopo il lavoro all’osservatorio di Sydney, che a quanto pare è uno dei primi edifici costruiti, uno dei più vecchi. Ci siamo seduti su un vecchio sasso, vecchio per i loro canoni ovviamente, una tazza di “tea” per scaldarci un pochino e poi l’attesa. E’ buffo come si possa restare per minuti nell’incertezza, sei lì e ti chiedi “è totale? ora?! non ancora, adesso?!” Poi dopo un po’ ti stufi e ti fai una passeggiata… Però è stata bella, rossa e bella!

L’anno prossimo c’è un’eclissi di Sole visibile dalla Siberia, io ci sto facendo un pensierino. L’altra volta sono andata a Monaco per vederla, questa volta il viaggio è un tantino (?!) più impegnativo ma chissà mai…

Vi lascio a Fabri che vi vuole fare un saluto veloce… il blocco dello scrittore forse se n’è andato, per ora vi abbraccio forte e vi auguro un buon week end!

Deb

PS da Fabri: in realtà il mio più che un saluto voleva essere un mezzo dispetto… oggi in Italia esce Shrek 3… ma noi lo abbiamo visto circa un mese fa!!! Ve lo consiglio, è stato divertente in inglese (e lo sapete che l’umorismo inglese non è che abbia queste gran credenziali…), immagino che in italiano ci sarà da sbellicarsi!! Ora però siccome la Dreamworks non ci paga per la pubblicità dobbiamo anche aggiungere che in generale a noi i cartoni animati piacciono tutti, sempre e comunque! Come? Volete sapere come va a finire?! Beh, chiedetecelo via mail… a presto!!!

Il mio viaggio, in breve!

In effetti mi si potrebbe rimproverare che in fondo del mio viaggio non ho scritto molto, e non saprei come difendermi, se non dicendo che in quei giorni avevo due possibilità: scrivere o vivere… spero che la mia scelta non abbia deluso nessuno!

Ho scritto quel poco che ho scritto durante il corso, tra una lezione e l’altra, nei momenti morti insomma… nel caso ve lo stiate chiedendo, onestamente la risposta è No: non era nella mia lista di priorità seguire attivamente quel corso. Probabilmente non è saggio scriverlo su internet, ma mi copro dietro questa specie di anonimato… speriamo funzioni!

  • Il primo giorno -sabato- sono atterrato all’aeroporto ed ho avuto la spiacevole sorpresa di essere isolato dal resto del mondo: il nostro gsm non esiste neppure, e il cosiddetto 3g o umts credo abbia qualche possibilità ma correlata per lo più a una mera questione di …culo fortuna! In pratica credo dipenda dall’esatto modello di cellulare che avete acquistato.
    Fortunatamente avevo un’idea di come raggiungere l’albergo, ma ho cenato solo perché non potevo contattare nessuno, e sono stato solo anche il giorno seguente, ad Hakone.

    MotoHakone Ristorante di paese Fuji San, punto di massimo avvicinamento
    Qualcosa di tipico... Un azzardato connubio nippo-svizzero La cosa più simile a uno shinkansen che sono riuscito a fotografare

  • Domenica ero dunque ad Hakone, una ridente località lacustre. Anche voi fa effetto la definizione ridente associata a un paesello giapponese? Non saprei, ad ogni modo è esattamente quello: un paesello gaio, probabilmente meta di almeno un paio di gite all’anno per un sacco di Tokigiani (?); con qualche valore storico, ma soprattutto in grado di garantire un po’ di relax. Il traffico che c’era era comunque incompatibile con la nostrana concezione del termine relax.
    Fortunatamente nonostante abbia cambiato 3 treni, un autobus, un traghetto, 2 funivie, un treno a cremagliera, ed altri 2 treni al ritorno, non mi sono perso, cosa che peraltro mi sarebbe costata probabilmente un taxi per la modica spesa di circa un braccio più orecchio destro. Già: i taxi in Giappone sono costosetti… tenetelo in mente nel caso ci facciate un salto: dall’aeroporto al centro città sono circa 200€.
    Nel caso il piano B era: dormire in qualche Ryokan, in ogni caso costerà meno del taxi!
  • Il giorno seguente, lunedì, è iniziato il corso, che ufficialmente è durato 5 giorni. Se vogliamo proprio fare le pulci possiamo dire che la cifra di 3 e ½ si avvicina di più alla realtà: giovedì dopo pranzo e venerdì siamo stati alla volta di templi e souvenir.
    In generale ogni sera era troppo tardi per visitare templi, ma ho avuto modo di vedere un po’ la vita come viene vissuta a Tokyo, che in fondo mi pare una città più da vivere che da visitare. Se vogliamo fare un paragone decisamente azzardato potremmo dire che è in qualche modo simile a Milano, mentre Kyoto è la Roma del sollevante, con un sacco di storia.
    Ad ogni modo lunedì sera ero ad Harajuku, la zona superaffollata con mercatino delle pulci annesso di cui ho già parlato qualche giorno fa.
  • Martedì, come quasi ogni giorno, sono passato di treno in treno verso destinazioni diverse. Personalmente sono rimasto ogni volta affascinato a vedere come la gente si scambi le traiettorie nella stazione di Shinjuku: sembrano programmati da una qualche intelligenza superiore per non intralciarsi a vicenda. Una macchina perfettamente oleata e funzionante, fino a che un intruso non ci mette il naso.
    Mi sono fermato a esitare per qualche secondo più di una volta… abbastanza naturale, considerando che dovevo trovare le translitterazioni in piccolo sotto i cartelli. Ecco: in quel momento è come sollevare una teca di cristallo e soffiare su un castello di carte che era rimasto in piedi per 15 anni.
    In serata ho visto Asakusa e il suo templio, e poco più… non ci crederete, ma le tre ragazze in yukata non erano pagate per vestirsi così…

    Asakusa, tempio Asakusa, pagoda Asakusa... non ci crederete ma queste non erano pagate per vestire così!

  • Mercoledì giornata un po’ fiacca… tra le altre mete c’è stata una ulteriore capatina ad Harajuku, affollata come sempre, e per favore notate il Mc Donald qui sotto!

    Harajuku, un Mc Donald abbastanza comune quaggiù Harajuku, il corso dei negozi alternativi

  • Giovedì pomeriggio mi sono trovato solo a vagare per la città sino alle porte del museo di Edo-Tokyo in Ryogoku. Il museo è splendido, ma la maggior parte delle descrizioni sono date in Kanji, e solo poche eccezioni sono tradotte in inglese. A dirla tutta non vale la pur economica spesa (circa 3€) se non potete capire cosa state guardando, ma se avete una guida non esitate a farci un salto: oltre alla storia della città troverete un sacco di informazioni su molti degli altrimenti intellegibili usi e costumi nazionali.Ad ogni modo -devo ammettere- sin qui buona parte del mio tempo l’avevo trascorsa a Shinjuku e dintorni.
    Shinjuku -per inciso- è anche il quartiere per soli adulti da una parte, ed il quartiere gay dall’altra. Il secondo, come spesso accade, è un luogo di assoluto spasso, frequentato da drag queens, modelli, e da ogni tipo di umanità… assolutamente un must, per chiunque sia anche solo vagamente incuriosito.
    Ma vi lascio a qualche foto del quartiere!

    Shinjuku, torre della NTT DoCoMo Shinjuku, decine di pazzi in fila per delle ciambelle!

  • Per gli amanti della storia che non abbiano possibilità di muoversi fino a Kyoto (che dista 500km circa, ovvero 2h e 2om se si opta per uno shinkansen, i famosi treni giapponesi che collegano le due città ogni mezz’ora circa), Kamakura è un’ottima opzione. Io l’ho visitata venerdì mattina, con Tatsuia, il mio collega, nonché la mia guida. Non posso certo dire che sappia tutto del Giappone, ma sicuramente più di quanto io avessi da chiedere. In generale la visita di un Tempio, un museo, o qualsiasi luogo di cultura e tradizione, lascia troppi interrogativi aperti se non ci si porta appresso il giapponese di fiducia! Il discorso non è dissimile da quello già fatto per il museo di Edo-Tokyo, a ben guardare.
  • Sabato ero di nuovo solo, e anche un po’ triste… cose che capitano al termine di una vacanza, così mi sono preso la libertà di perdermi girando a caso per la città. I giapponesi in patria sono formidabili: dategli l’occasione e vi piomberanno addosso per aiutarvi, sorridenti e amichevoli. Non esiste la diffidenza in questo paese, avrei aneddoti su aneddoti, ma mi pare di aver scritto a sufficienza per oggi!
    Ho preso l’autobus verso le 3.20, e il resto è parte di un altro capitolo, di un’altra avventura!

Saluti gente, vi lascio con un piccolo saggio di cosa può essere il kabuki… e la tv giapponese in genere!

PS: ho modificato il post “Bando alle ciance“, inserendo un paio di video!

Viaggiare significa portarsi addosso un pezzetto di mondo ad ogni ritorno; e lasciare in cambio un pezzetto di sé.
In un mondo in cui viaggiare diventa sempre più comune, milioni di italiani, cinesi, terrestri, lasciano tracce di sé appese ai lampioni, lastricate sulle strade, affisse ai palazzi, attaccate alle persone. Il mondo diventa sempre più un posto solo: la nostra generazione ha una fortuna che mai prima, e mai dopo potrà più verificarsi… è uno spreco restare in salotto a guardare la tv.

Dal Giappone parto tenendomi addosso un modo nuovo di pensare all’ospitalità, il puzzo di pesce di Tskiji, qualche ideogramma, un kimono per Deb (che ancora non lo sa), e la consapevolezza che una vita non è abbastanza per un mondo così meraviglioso.
E poi mi porto via qualcuno dei milioni di pensieri che mi hanno attraversato, ipnotizzato e ammaliato, mentre lascio qui -mio malgrado- tutti quelli destinati all’oblio: quelli che non incrocerò mai più.

In cambio lascio poco. Provo un certo imbarazzo, ma nonostante le tante speranze sono consapevole che è così.
Però ho una storia… una storia che merita qualche riga.

Il fine settimana -e in particolare il sabato sera, come dicevo qualche giorno fa- un sacco di ragazzi e ragazze vestono gli abiti tradizionali giapponesi: yukata, happi e jinbei; tutta roba che ai nostri occhi non è affatto dissimile dai kimono, ma la differenza -credetemi sulla parola- c’è. Naturalmente esistono centinaia di negozi che vendono questo genere di articoli, e spesso attraggono anche parecchi turisti in cerca di souvenir da indossare tra le mura domestiche.

L’immagine di un ragazzo occidentale che va in giro per Tokyo il sabato sera vestendo un jinbei e un jeans, è una cosa a cui Tokyo non è abituata, e forse a cui non era preparata. La Tokyo vera ha reagito unanimamente bene: mi sorridevano, chiedevano dove avevo comprato l’abito, si prendevano la licenza di fare due chiacchiere… cosa che per un giapponese non è davvero da poco!
Tra i turisti ho incontrato un sacco di sguardi di approvazione, chiacchiere e pacche sulle spalle; ed ho sentito qualche voce malevola alle mie spalle… a un certo punto ho quasi pensato che mi stessi cacciando in inutili grane, ma sbagliavo.
Per farla breve il mio jinbei è diventato così popolare da farmi sperare di avere innescato una piccola reazione a catena, un virus benevolo: mi piace pensare che per il prossimo sabato alcuni di quelli con cui ho scambiato qualche parola si saranno procurati il loro jinbei per turisti, e che andranno anche loro a testa alta in giro per la città con lo sguardo pieno della certezza di essere cittadini del mondo.

È presuntuoso, lo so, ma sono contento di avere avuto la sfacciataggine di indossare quel capo.

Ora sono in aeroporto, scrivo su una tastiera giapponese piena di hiragana o katakana… se solo capissi la differenza! Sono felice di tornare a casa col mio piccolo bagaglio nipponico, ma ho già nel cuore la voglia di tornare.

Ah… prima di chiudere… mi porto via un’altra grande cosa dal giappone: il Kanji Λ.
Significa “gente”, e l’etimologia grafica del termine è basata sull’idea che le persone debbano supportarsi a vicenda.

Arigato gozaimashita. Sayonara Tokyo…

La saggezza dei nonni

Due anni. Un sacco di tempo.

E’ buffo come certi cliché entrino a far parte della tua vita. Senza neanche accorgertene, cominci a parlare come i tuoi nonni, cominci a dire frasi come “il tempo vola” e cominci a renderti conto, poco per volta, che sono così vere… Se i nonni sono saggi ci sarà pure un motivo, hanno visto così tanta realtà da poterla condensare in tre parole. “Il tempo vola”.

Così eccoci qui, in un giorno strano, un giorno che due anni fa ci vedeva coraggiosi, spaventati, emozionati da ciò che ci si prospettava dinnanzi, un mondo nuovo, una miriade di colori, suoni, profumi, sensazioni, esperienze, lacrime e sorrisi. Anche se noi ancora non lo sapevamo.

Due anni. Un sacco di tempo.

Bando alle ciance!

Tokyo è una città estremamente moderna: in seguito a un tremendo terremoto avvenuto il 1 settembre 1923, e soprattutto in seguito ai bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale, rimane ben poco del passato di Edo. Non starò a dilungarmi oltre sulla storia di Tokyo, in caso vi interessi sono certo che potrete approfondire su wikipedia ed altrove.

 

Per un italiano è quasi inimmaginabile, ma Tokyo non ha un centro. Come molte città anglosassoni non ha una singola piazza di riferimento, una cattedrale, o un reale centro gravitazionale; tuttavia Tokyo va oltre: esistono diversi “distretti” ognuno famoso per qualcosa in particolare, e sono quasi tutti entro una sorta di circonvallazione ferroviaria, ma -di nuovo- nessuno di essi è in qualche modo il vero cuore della città.
Un animale con mille cuori, tutti pulsanti al ritmo frenetico della vita giapponese: mille persone in ogni dove ad ogni ora che si incrociano e scontrano e si strizzano entro una carrozza del treno fino a non permetterti letteralmente di muoverti.
Vi riporto un aneddoto simpatico: ora di punta, questo tipo entra nel treno e si trova strizzato contro una signorina. Lui cerca di liberarsi dalla situazione imbarazzante, e in particolare di toglierle la mano da dietro la schiena, ma lei pensa che lui stia cercando di slacciarle il reggiseno!!
Proprio per evitare questo genere di problemi -che a quanto pare spesso non sono causati da banali malintesi- si sono inventati la carrozza per sole donne!

Ecco, è su queste cose che sono dannatamente imbattibili: trovare soluzioni ai problemi!

Un esempio? Le case sono piccole, non c’è spazio per un bidet, ma la gente ci tiene all’igiene… che si fa? …ve lo giuro, non me le invento ste cose…che razza di fantasia dovrei avere per inventarmi una cosa così?! Si sono inventati il water-bidet 2 in 1! E se state pensando che è uno schifo indecente guardatevi il filmato qui sotto… è una roba elettronica con una pompetta che esce da sotto la tavolozza e vi spruzza… beh, avete capito!
Non so voi, ma io la guardo con una certa diffidenza… per quanto mi riguarda ho deciso che posso farne a meno, se avete testimonianze dirette per favore fateci sapere!

Nonostante il terremoto e le bombe ci sono ancora aree con un qualche valore storico, tuttavia se cercate le radici delle tradizioni giapponesi, avete in mente geishe e samurai, o siete affascinati dalle pagode, la cosa migliore da fare per voi è visitare Kyoto direttamente… o almeno così mi hanno detto, perché io -ahimè- per ora non ci metterò piede.

Asakusa in particolare è molto interessante, per quel poco che ho potuto vedere. Troverete il tempio di Senso ji, e tutto ciò che nell’immaginario collettivo evoca l’immagine del giappone di 50 o più anni fa.

Roppongi è la zona dove non potete mancare se volete vedere la vita notturna, ma oggi come oggi è considerato un luogo più che altro per turisti e stranieri… mi dicono ci siano ottime chance di venire rimorchiati da giapponesi in cerca di avventure esotiche, se siete interessati al genere…

Tsuki ji è il quartiere del mercato del pesce; apparentemente il più grande al mondo, ma visto che stabilire quali parametri fanno di un mercato un grande mercato non è poi così semplice come a dirsi, questo primato gli viene conteso da un numero imprecisato di altri porti sparsi per il globo. In ogni caso, è una meta turistica di primario interesse, io ci sono stato stamattina, ma essendo ferragosto* era chiuso. Pare che nei dintorni ci siano molti negozi di souvenir. Dovrei provare a tornare sabato mattina.

Shinjuku (che per la cronaca è il quartiere dove ho l’albergo) sembra una slot machine. Anzi: un Pachinko! È il quartiere della tecnologia, ma a un occhio non allenato potrebbe sembrare una qualsiasi altro agglomerato di coloratissime insegne al neon inutilmente tempestate di ideogrammi. La Tokyo moderna per eccellenza, nell’immaginario collettivo.

Ultimo ma non ultimo Ginza è il quartiere chic, della moda costosissima, e le boutique degli stilisti internazionali.

Vi rimando a wikitravel, per ulteriori informazioni turistiche… ora è ora che io vada a vivermi questa città!

 

* Naturalmente il 15 agosto non si festeggia ferragosto in Giappone, ma è comunque una festa legata alla religione locale: qualcosa a che fare con la discesa delle anime dei morti, inoltre è il giorno in cui il giappone si arrese al termine della seconda guerra mondiale. Chiedo scusa, ma per ora non ne so di più!

 

Giapponese in Giappone

Metropolitana Tokyo - Stazione Shinkuku

Cercate di capirmi… ho 7 giorni, e devo farci entrare tutto il giappone che posso… e sono 128 milioni di anime, ognuna col suo vestito e il suo modo di essere, ed i suoi capelli (bellissimi, sempre), ed i suoi sentimenti per il mio essere bianco (o “occidentale”, come si usa dire adesso)… perché, chiariamolo una volta per tutte, non è vero che i giapponesi sono tutti uguali.
Apparentemente sono anche una etnia diversa con i koreani, ed i cinesi: mi hanno detto che loro sanno distinguersi, anche se mi piacerebbe metterlo alla prova!

A grandi linee ho identificato almeno 3 giapponesi:

  • quello tradizionale: è di mezza età o anche anziano, o altrimenti è stato educatoda persone molto legate alle tradizioni. Veste, si pettina, e si atteggia in un modo un po’ sfigato, per i nostri canoni. Spesso è maschio, e il suo sguardo trasuda una certa diffidenza nei tuoi confronti.
  • quello pop: potrebbe andare in qualsiasi altra nazione e -guardato da dietro- non lo riconosceresti. Può avere età e sesso qualunque, ed è chiaramente stato assimilato da MTV quando ha iniziato a seguirla oltre 3 ore al giorno.
  • Quello moderno: veste accozzando colori pastello in una maniera che solo un giapponese potrebbe fare; spesso è femmina, ed ha sempre qualche accessorio che non si capisce da chi (e perché) sia stato concepito. L’umanità sopravviverebbe anche senza di lui/lei, ma quando passa non si può fare a meno di fissarlo per almeno mezzo secondo.

Sono ammesse le combinazioni.

E poi c’è un altro luogo comune che vorrei sfatare sui giapponesi: non sono gli unici al mondo a dilettarsi con fotografie artistiche tipo pavimentazione di Corso Indipendenza.

Ci sono anche io.

Ora… cercate di calarvi nella situazione, ok?
Avete avuto la fortuna di andare in un luogo (l’Europa per loro, il Giappone per me) che la maggiorparte dei vostri amici non hanno mai visto.
Arrivate a destinazione e non sapete leggere, non potete comunicare, e non avete idea di cosa avete di fronte. Mai.

Voi cosa fate? Io nel dubbio -soprattutto considerando che tanto è gratis- ho cominciato a fare foto a un po’ tutto quello che si muoveva e tutto quello che era fermo, fino al punto di domandarmi io stesso…

Seriamente: ma che c@xx0 stai fotografando???

È stato solo allora che guardando intorno a me quelle centinaia di occhi sottili e compassionevoli, ho potuto udire forti i loro pensieri: tutti in coro.

GIAPPONESE

L’odore del giappone

9.35 am, volo JapanAirLines JL772 Sydney – Tokyo/Narita.

Sono giapponesi dal primo minuto, loro. Anzi: a partire da 5 minuti prima! L’avevate mai visto un aereo decollare in anticipo voi?
Sul volo, la malinconia prende l’odore dei salatini di farina di riso speziati con sale, zucchero e non so bene quale altra porcheria nipponica. Sono quel genere di cose che mi mandano fuori di testa… tra 5 anni mi troverò una sera in un cinema nella periferia di non so quale città a vedere qualche film inutile, e qualcuno si aprirà un pacchetto di salatini giapponesi due file dietro di me, l’odore spanderà nella sala, e a me salirà istintivamente questa angoscia orientale, e inizierò a pensare che quello -quello dei salatini- era l’odore del giappone.

Ecco, quel giorno scriverò due righe per specificare il film in questione, e la periferia.

Per ora ho raccolto i seguenti appunti mentre l’autobus mi portava nella città:

  • h20.00 Tokyo 60km…
  • h20.25 Monitoro da un po’:
    limite 80km/h bus 110 km/h
  • h20.50 Tokyo è un delirio d’auto. Non ho ancora tocco ora la “terra ferma” *

* intendo dire che quando arrivi in tokyo l’autostrada se ne va su un cavalcavia che a guardare di sotto ti vengono le vertigini (diciamo un 20 metri o più), e finché non sei arrivato a 5 minuti dal centro, vaghi su queste corsie strettissime guardando intorno a te i tetti delle palazzine. Sembra un videogioco.

Diciamo subito che il mio albergo è praticamente nella brera brera Tokyense (assumendo che si dica così). La reception è al 20mo piano, la mia stanza al 28mo. C’è un ascensore di quelli tiop true lies la cui vetrata dà su una stazione, una torre, e una serie di palazzi: la salita inizia accompagnata da delicate vertigini, ed ora che sei alla reception hai delle nausee da gravidanza. Normalmente prima di arrivare in stanza hai rimesso la cena, e loro -che sono premurosi- ti ricordano che hai uno sconto per il ristorante al 19mo piano.

Ci si arriva con le scale?

No, ascensore

Lascia stare: digiuno…

La torre ha un suo fascino, cercherò di fotografarla.

Ora è tempo di dormire: domani cercherò di andare ad Hakone… il punto più vicino al Monte Fuji che riuscirò a raggiungere.

Torno con le prove fotografiche, a presto!

Giappone

Questo articolo è un po’ strano da scrivere… ora mi spiego.

Normalmente o scrive Fabri o scrivo io, poi ci si firma in fondo e voi tutti capite chi sta raccontando cosa. Oppure ci sono volte che scriviamo a quattro mani, ma da subito sappiamo cosa raccontare, in che modo… senza far capire chi si cela dietro ogni frase e credo che l’effetto riesca sempre piuttosto bene! Il problema è che Fabri ha cominciato a scrivere questo pezzo e poi è partito per il Giappone. Testuali parole “continua e concludi”: sì, certo, nà parola!!!

Dopo un’ora di scrivi e cancella, ho pensato di modificare un pochino il tutto e scrivere un post che fosse mio, nonostante riprenda molte delle cose che aveva scritto Fabri, chiedendogli scusa: non ti arrabbiare, va bene?! Grazie!!!

Ora, il tutto cominciava con una qualche incertezza sul fatto che voi tutti sapeste del suo viaggio in Giappone. Beh, inizialmente il nostro viaggio in Giappone. Poi il barbuto, con il suo infinito senso dell’umorismo, mi ha fatto trovare lavoro due settimane prima della partenza (dopo tre mesi era anche ora, certo il tempismo da un po’ fastidio!!!) e quindi eccomi qui in quel di Sydney, a faticare… il senso di dovere che mi pervade è così grande e stupido da rinunciare ad un viaggio in Giappone. Però so di aver fatto la scelta giusta, anche se sono un po’ triste e mi sento un po’ sola. Fabri torna domenica prossima, starà via solo una settimana invece che due: nel suo piano di viaggio sono sparite un sacco di cose, credo avrà tempo per una gita al Mount Fuji, più sopralluoghi locali e ottimo cibo. Spero abbia tempo di andare al Fish Market, a quanto pare è uno spettacolo. Ma vi racconterà lui al suo ritorno con un sacco di foto allegate… e un sacco di invidia verde che si sprigionerà ad ogni parola o immagine, compresa dalla sottoscritta!

Per prepararci al viaggio, abbiamo visto “l’ultimo samurai”… in lista c’era anche “Memorie di una geisha” ma non abbiam fatto in tempo. Opinioni discordi sul film: a Fabri è piaciuto, a me per niente nonostante alla fine fossi in lacrime come al mio solito. Non so, l’ho trovato un po’ banale e scontato, ma forse la mia conclusione è stata influenzata dalla presenza di Tom Cruise, che non amo particolarmente sia come attore che come persona. Però sarebbe carino inaugurare un angolo della critica cinematografica, non trovate?! L’unico problema è che i film qui escono prima, alcuni quanto meno… tipo, Shrek 3: bellissimo, a me è piaciuto un sacco!  E stiamo aspettando il nuovo film della pixar che dev’essere un capolavoro, si intitola Ratatouille… date un’occhiata se vi capita, secondo noi è uno spettacolo!

Vediamo, magari si riesce comunque a chiacchierare un po’ di cinema, chissà…

Che altro?! Sono qui tutta sola, scrivo, tra un po’ preparo sushi, giusto per restare in tema e sentirmi vicina a Fabri, che dovrebbe arrivare tra un’oretta o forse più nella terra del Sol Levante. Che se poi ci pensate un pochino anche noi siamo nella terra del sol levante, anzi qui il sole arriva pure prima. Devo cercare su Wikipedia… mi incuriosisce questa cosa!

Vado, ci sentiamo presto… dalla terra dei canguri, un abbraccio grande grande a tutti!

Deb

L’uomo, e i suoi accessori

Disclamer: questo articolo è di una noia mortale: potrà causare sonnolenza, effetti lassativi, e -in rari casi- morte cerebrale.

____________________

Training. Una roba su come migliorare la propria tecnica di scrittura. Due giorni.

Avevo richiesto di partecipare a questo corso per curiosità e per necessità.

La curiosità girava tutto intorno a una strana concezione che gli australiani hanno del genere umano, e che oggi -mentre il corso snocciolava le impavide avventure del congiuntivo carpiato- ho sintetizzato come segue:

Questi idioti pensano che un uomo sia una sorta di macchina cui comprare gli accessori: tu gli fai un corso, e questo improvvisamente diventa capace di fare il caffè.

Il discorso calzava discretamente sul corso che stavo seguendo io, perché al di là di qualche dettaglio sulla grammatica, questo corso pretendeva di darti regole da seguire per essere sicuro di scrivere bene.
Si spingeva oltre: dava formule matematiche!

A me ‘ste cose suscitano sempre un po’ di diffidenza… come quella volta che negli usa [giuro... non succede solo nei film!] ad un corso ci hanno detto che se non eravamo pratici a fare discorsi in pubblico, dovevamo esercitarci allo specchio.
Il migliore -e l’ho seguito- è stato un corso su “come interagire utilmente col cliente”. Leggi: “Manipolare”.

Così ho finito col chiedermi chi avesse ragione, perché in fondo qualche risultato innegabilmente questa filosofia lo da: piuttosto che dire

“tu sei un demente: non imparerai mai a manipolare un cliente, inutile anche che spendo i soldi!”

che è un po’ l’approccio tipico nostrano, si può scendere a compromessi…

“tu sei un po’ un demente… non diventerai certo L. Ron Hubbard, ma almeno la prossima volta eviti di mandare il cliente a quel paese!”

E così ho finito con l’abituarmi a questa idea che l’azienda assume un impiegato con il suo bel bagaglio di conoscenze, e quando poi non fosse più contenta, basterà montarci sopra l’accessorio necessario…

Poi però qualcosa mi dice che ha ragione tutto il resto del mondo (o almeno quelli con cui ho parlato io), a pensare che in fondo un uomo nasce con le sue predisposizioni, caratteristiche, e non c’è molto che ci si possa fare… o -semplicemente- non è ragionevole farlo.

…e allora, per quanto la cosa vi possa sembrare assurda, io mi chiedevo cosa ne pensate voi! Voglio dire: da che parte state? Ve ne frega niente? A me pare fondamentale, visto che sto da ‘sta parte del mondo: devo cedere e australianizzarmi (giammai… mi avranno solo da morto!), oppure rimanere sulla retta via?!

____________________

Nota: prendetelo per quello che è, questo articolo… un tastare il terreno: se nessuno risponde, allora so che questo genere di cose è meglio lasciarle fuori dal blog!

Caccia al regalo…

Per rispondere brevemente alle vostre domande (1 e 2) o divagazioni (sì caro Andrew, sto parlando con te!)…

Non ho letto nulla su termosifoni portatili, peccato perché la notizia mi ha fatto piegare dal ridere. Però devo dirvi una grossa verità su questo paese: certe cose secondo me lo sanno che non si dicono in giro, che è meglio tenersele per se, che è meglio non pubblicizzare certi fatti piuttosto che altri, perché l’impressione che potrebbe scaturirne potrebbe portare a fraintendimenti o a luoghi comuni quali “ma quanto sono cretini questi australiani?!”. Ci sono cose che è meglio restino all’oscuro, nascoste… poi il mondo è più avanti e le scopre comunque, però loro ci provano a fare i riservati, ecco tutto!

Per quanto riguarda la Cina, non credo di aver letto nulla in proposito a vacanze obbligate per evitare il traffico ma anche questo non mi stupisce più di tanto: credo che il governo cinese abbia preso le olimpiadi come una grande scommessa, come la possibilità di dimostrare al mondo quanto sono bravi e avanti rispetto a tutti gli altri; poi, non importa se in quel periodo milioni di persone perderanno una compagnia, o il lavoro, o dei soldi, il bene del paese sopra di tutto. La faccia non deve essere macchiata, l’apparenza è quello che conta.

Capita poi di trovare per strada qui a Sydney dei signori cinesi, con cartelli e opuscoli informativi da far rabbrividire; cercano in qualche modo di far conoscere al mondo ciò che alcuni connazionali nella vecchia madre patria stanno vivendo, mostrano che nel loto paese che tanto si vuole mostrare come progredito, evoluto e chi più ne ha più ne metta, i diritti umani base vengono calpestati senza tanti complimenti. Ci sono persone che in Cina vengono arrestate, torturate, uccise perché praticano una sorta di ginnastica per il corpo e per la mente di antica tradizione cinese. Ma è difficile che nei telegiornali italiani venga denunciata una cosa del genere, o che se ne senta per radio, o che lo si legga in qualche settimanale. Prima di venire qui e di vedere manifestare dei vecchiettini cinesi per strada non ne sapevo nulla…

Che argomento tetro che mi sono scelta questa sera, cavoli!!!

Un ultima notazione per il caro Harlan di cui sopra: ho letto il tuo commento questa mattina, appena sveglia… non ci ho capito niente ma eccoti qui una risposta che non ti aspetti. Le stagioni qui vanno al contrario, ma hanno un modo tutto loro di farle funzionare. Tu pensi che l’estate cominci il 21 dicembre?! … e invece no!!! Qui l’estate comincia il 1 dicembre, l’autunno il 1 marzo, l’inverno il 1 giugno e la primavera il 1 settembre. Lo vedi… non c’è mai una sola risposta ad una domanda, bisogna pensare quadrimensionalmente, soprattutto nella terra di oz!

Ho deciso di rendervi partecipi di un grande dilemma, so che coinvolgerà più la parte femminile ma ogni consiglio è bene accetto. Ammessa al piccolo ed elitario club di coloro che hanno un’entrata fissa alla fine del mese, ho deciso che è giusto celebrare l’evento con un regalo. Si apre quindi la lista del consiglio, quale regalo?! Voi, con il primo stipendio, cosa vi comprereste!? Non rispondete frettolosamente, è una cosa importante. Per tutta la vita dovrete pensare e raccontare a figli e nipoti “Phai phigliolo, con il primo stiphendio mi shono vegalato…” (pensatelo detto con una dentiera!)

Vi attendo numerosi alla caccia al regalo…

Buona serata bimbi belli, ci sentiamo presto!

Deb