Heilà… ciao a tutti!

Siamo giunti insieme al terzo episodio, ne mancano ancora parecchi, ma oggi chiudiamo la prima parte della vacanza. Dalla prossima puntata esploreremo luoghi davvero esclusivi ma per ora siamo nelle zone -per così dire- da turismo di massa… per gli standard australiani, si intende!

Katherine è una cittadella non particolarmente ridente, ma neanche se la passa male. È un po’ l’ultimo avamposto della civiltà, e poi a sud solo miliardi di granelli di sabbia del deserto, ad est ed ovest nulla di interessante per centinaia di chilometri!

Sulla strada dal Kakadu National Park a Katherine c’è solo una destinazione degna di nota: Edith Falls, o Lelyin Falls, con il nome aborigeno. Ancora una volta ci facciamo da parte, e lasciamo che parlino le immagini per noi!

Poco a sud di Katherine c’è Maniallaluk, una villaggio aborigeno in cui abbiamo trascorso una interessante giornata alla ricerca delle origini della cultura più antica del mondo. Trovarle, quello è un altro discorso! Per quanto a un primo acchito si potrebbe superficialmente sbolognare la questione dicendo che sono dei rincoglioniti alcolisti che non capiscono una mazza, la realtà è probabilmente che lo shock culturale cui sono andati incontro 200 anni fa è qualcosa di inimmaginabile, e entrare in un loro villaggio per un giorno solo e cercare di capirli è quasi utopia… per quanto sia insolito presentarla in questi termini, è indubbio che lo stesso shock culturale si possa applicare anche nel verso opposto… certo, non è facile ammettere che degli ex-primitivi possano dare uno shock culturale, probabilmente è più facile sbolognarli come alcolisti, e infatti tristemente è ciò che molto spesso accade, e la colpa sta come sempre un po’ da ogni lato.

Sia come sia, noi la nostra giornata l’abbiamo trascorsa a porre domande che per la maggior parte non hanno avuto risposta; ci siamo fatti l’idea di una società patriarcale, gerontocratica, in seria difficoltà a comprendere a fondo il concetto stesso di proprietà, e il nostro dannarci dietro non si sa bene cosa… a loro basta un fucile e dei fiammiferi… il 90% dei loro problemi si risolvono così. I loro atteggiamenti sembrano chiederti a qual pro lavorare 8 ore al giorno per comprare dei vestiti, una macchina, un computer?! Lasciamo la risposta a voi, ma tenete anche in conto -solo per dirne una- che l’aspettativa di vita degli aborigeni è di 20 anni più breve rispetto ai bianchi d’Australia, e forse allora tutto quello sbattersi ha un senso; o forse no…?

Finiamo qui la nostra lunga trattazione su questo argomento che proprio non conosciamo, ma ci ripromettiamo di approfondire attraverso la lettura di un buon libro suggeritoci da più parti, e che ci permettiamo di segnalare anche a voi… Australian Dreaming : 40,000 years of Aboriginal history [Jennifer Isaacs].

Passiamo quindi alla meta sucessiva: il Nitmiluk National Park*… una gran bella destinazione! Ci abbiamo speso un giorno e mezzo, lusso che abbiamo potuto dedicare a ben poche attrazioni… la prima giornata su una crociera, la seconda -in barba ai crocchi- in canoa, pagaiando a perdifiato contro un vento bastardo in una mattina di ghiaccio!

Siamo pazzi? Non sappiamo, ma ci siamo voluti fidare degli australiani e del loro ripeterci che non c’è alcun pericolo, e che se ti lasciano andare vuol dire che è tutto ok! Lo sapranno bene loro.. no?!
Un paio di balle (da pronunciare con accento australiano stretto però)!!! Non sappiamo bene se sia vero, ma ci hanno detto che nel pomeriggio della nostra gita hanno requisito le canoe perché avevano avvistato un crocco d’acqua salata… uno di quelli cattivi che mangiano le persone, le canoe, e l’orologio di Capitan Uncino, se capita!

E a proposito di Tic Tac, il tempo scorre ed è ora di mostrarvi le foto… non vogliamo tediarvi oltre!

Una chicca prima di lasciarvi: dietro a Katherine c’è una piccola oasi in cui il fiume viene raggiunto da degli affluenti caldi, creando delle terme naturali… una pacchia!!!

Alla prossima puntata… una delle migliori, secondo Deb!

* Nitmiluk National Park: in Jawoyn, la tribù locale, Nitmiluk vuol dire “luogo del sogno della cicala”. Sogno è il termine usato tra gli indigeni australiani per identificare la storie della creazione o le mitologiche e religiose storie per descrivere la creazione dell’universo. E’ un termine inoltre usato per indicare dove lo spirito della creazione si riposa e nasconde nella terra. La tribù Jawoyn non pesca né nuota nelle acque del secondo gorge per non disturbare uno di questi spiriti nel terrore che il suo risveglio porti acqua e inondazioni sulla terra. Postilla: piove sei mesi l’anno, quindi questo spirito deve avere un temperamento piuttosto dispettoso oppure loro non seguono i tramandati insegnamenti a dovere e questa entità è seriamente indisposta!!!