Attraverso lo Specchio

Avventure di due viaggiatori erranti nel regno di Oz

Argomento ‘Usi Costumi & culture

Melbourne Cup 2010

Una nazione ferma per una corsa di cavalli, un mare di cappellini, tanta birra, e il sole del Sud… ecco la ricetta per la Melbourne cup!

Naturalmente l’edizione del 2010 è speciale… per questo abbiamo deciso di andarci: era la 150a… e se anche voi siete increduli e state facendo mentalmente il calcolo, sì: il tutto è iniziato nel 1861!

E fin da subito la storia racconta di aneddoti gustosi, come il fatto che già allora per attirare più visitatori avevano benpensato di lasciare l’ingresso gratuito per le signore… l’idea di Robert Bagot era semplice e geniale: lui pensava che “where ladies went, men would follow“.

150 anni dopo… come dargli torto?


Abbiamo fatto un mare di foto, ma vi inviamo solo una selezione… come potete forse intuire, dal momento che ormai siamo residenti Australiani a tutti gli effetti, ci siamo per una volta lasciati andare agli usi e costumi locali… cioè a dire, abbiamo aperto il rubinetto dello spumante e ci siam fatti portare dalla corrente!!!

Ah… l’edizione del 2010 è stata speciale anche perché, pur comprendendo una corsa di cavalli, cappellini e birra, è venuto giù un temporale che pareva dovesse affondare l’Australia!


Ciaoooo!

Al supermercato…

Baby Pants 8-15 Years (uno tra i tanti brand sugli scaffali)
Baby Pants 8-15 Years (uno tra i tanti brand sugli scaffali)

Adrenalin Forest!

 

Cos’è questo?! La mappa dei percorsi della Adrenalin Forest di Christchurch, New Zealand!

Dovete sapere che i NeoZelandesi -”kiwi” per gli amici- sono dei pazzi scatenati in cerca di follie da compiere, tanto che la ridente cittadella di Quenstown è considerata talvolta una specie di capitale mondiale degli sport estremi: dal paracadutismo, al bungee jumping, al rafting, e via così!
Come ciliegina sulla torta, abbiamo trovato questa foresta attrezzata a giardini ricreativi per giovani aspiranti Tarzan! Non avendo molto altro in programma per il pomeriggio abbiamo deciso di avventurarci… purtroppo abbiamo poche foto, ma sono a vostra disposizione… cliccate per vederle in grande e capire…!

…e poi arriviamo noi…

Questa è la parte facile naturalmente, la parte difficile la potete cercare nel loro sito… http://www.adrenalin-forest.co.nz/

Ora prima di chiudere ho una domanda per voi: quante delle vostre mamme a 8 anni vi avrebbero mandati senza supervisione a camminare su delle funi a 7m dal suolo?! Beh, le mamme neozelandesi non solo mandano i pargoli, ma oltre tutto spronano anche i più insicuri a non fare la figura dei fifoni… sono solo 7 metri in fondo!!

Per tutto quello che avete sempre voluto sapere e non avete mai osato chiedere sulla terra dei kiwi, state tonnati che torneremo presto con un mare di foto e racconti!!

Vi salutiamo con quest’ultima foto… non siamo noi, perfortunapurtroppo!!!

 

The book is on the table

Ve la ricordate la prima lezione d’Inglese? Ah… “the book is on the table”, “what’s your name?”, “I like cars” e roba del genere… fantastico!

Ebbene, chi lo avrebbe mai detto che con tutta probabilità quella è anche una lezione di inglese per inglesi? Con qualche differenza… ad esempio che agli inglesi lasciano la libertà di scrivere in termini fonetici perché altrimenti è troppo difficile… roba tipo “da buk is on da table” “uot’s ur name?” “I like cars” (beh, questo non cambia!).

Ma che c’entra tutto questo con noi, è più che lecito chiedersi?!

Beh, mi presento: sono Fabrizio, e studio “Business Administration” a Sydney… ovvero, sono a tutti gli effetti uno studente Australiano!!!!
Sono certo che questa esperienza mi lascerà dosi infinite di saggezza tatuate nell’animo, ma per ora c’è solo molto di cui ridere e deridere, e perché non rendere partecipe anche mezza italia?!

Cominciamo dall’inizio dunque: perché?! Semplice: qualunque cittadino europeo (e non solo) di qualsiasi età che volesse migrare in Australia ha una via molto molto semplice e spregevole per farlo: pagare una scuola che dica “sì, sto tipo studia qui”, e nel giro di una settimana o due l’Australia rilascia un visto di durata variabile (2 anni nel mio caso) per venire in questo pazzo paese a testa sotto, studiare (oddio, studiare… ne parliamo dopo di questo!), e lavorare part time -cosa che di solito paga molto più di quanto ci si aspetta, al punto che stringendo un po’ noi anni fa per alcuni mesi siamo riusciti a campare in due con un solo lavoro part-time e l’affitto da pagare!

Ma non ho risposto alla domanda: perché?! Beh, visto quanto raccontato in “Noi e Ganesha“, ci trovavamo senza visto, e in qualche modo dovevamo pur tamponare questi pochi mesi mentre aspettiamo che si sistemino un paio di cose… detto fatto: sono diventato uno studente! …beh, diciamo… ehm… uno scolaro: facciamo così!

Seguo un corso post diploma, che se dovessi completare come da programma in due anni (non lo farò, niente paura!), mi darebbe diritto a una specie di diploma pre-universitario in Marketing riconosciuto a livello nazionale che probabilmente potrei fare riconoscere anche in Europa.

A parziale  discolpa del sistema scolastico Australiano, diciamo che questa scuola è un po’ una farsa: è praticamente fatta apposta per immigranti che vogliono un visto. Ciò non di meno, i diplomi che rilascia sono validi, quindi probabilmente stanno entro le norme dettate da un qualche ministero o saddio cosa!

E quindi, fiato alle trombe, cosa si studia in un corso post-diploma in Australia?! Tante cose, ma per ora io ho avuto il piacere di seguire 3 corsi.

  1. 4 ore alla settimana e per 9 settimane, imparo a… Battere a Macchina! Yes Sir! L’obiettivo dichiarato è di raggiungere 20 parole al minuto. Parole inglesi: corte! 3 secondi l’una. Fatevi un favore se state per fare il test: legatevi insieme il medio l’anulare e il mignolo di ogni mano, altrimenti è come sfidare a scacchi il vostro yorkshire!
  2. 4 ore alla settimana e per 9 settimane, seguo un corso che mi vale ben 2 moduli, mica bruscolini! Devo fare 13 moduli in 8 mesi, per la cronaca. Qui imparo a tenere una agenda di appuntamenti per -ad esempio- un dentista. E non solo! Imparo anche a chiedermi “Cosa voglio diventare da grande”, “Cosa non so fare per diventare quella roba lì”, e “Come posso imparare”… poi non imparo a rispondermi, ma si sa che le risposte sono per gli sciocchi: ai saggi interessano le domande!
  3. Qui esageriamo: 8 ore alla settimana e per le solite 9 settimane! Il corso in questione si pone l’obiettivo di farmi imparare niente poco di meno che a scrivere una paginetta di word su un argomento scelto dall’insegnante, e poi impaginarla come se dovesse andare su una brochure. Penserete che l’argomento è “Il marketing polidimensionale nell’era di internet, verso la domotica del futuro” (sì, mi sono mangiato il garzanti, e mi è rimasto pure un po’ sullo stomaco!), ma invece no, si tratta di fingere di intervistare uno studente della mia scuola sul perché ha scelto la mia scuola. Penserete anche che il professore sia un laureato di Harvard in Inglese arcaico e pretende che come minimo uno usi 300 parole in disuso o di etimologia sanscrita, ma invece abbiamo una disponibilissima ragazza di Taiwan con tanto make up e un inglese sgangherato, ma tanto gentile!

Cosa tutto questo abbia a che fare col Marketing mi è ancora ignoto, ma comincio a farmi un’idea di come riescano a farlo passare per “Business Administration”, nel modo almeno in cui la cosa viene intesa qui, che non ha niente a che vedere con amministratori delegati e simili. Si tratta, in sostanza, di fare un po’ di segretariato. Come questo possa essere un prerequisito per fare Marketing -di nuovo- non mi è chiaro!

Insomma, in una frase: avete sempre desiderato una laurea in Marketing ma non amate passare ore sui libri? VENITE IN AUSTRALIA!!!
Conoscerete un mare di gente da mezzo mondo -in particolare Europa, Medio Oriente, e Asia- andrete a fare surf nel weekend, lavorerete qualche ora qui e là, e svilupperete una invidiabile tolleranza alla birra!

Cercate sul web “Australian Student Visa” se siete interessati, e non fatevi spaventare da scritte rosse tipo “dovete frequentare corsi per almeno 20 ore alla settimana”… tutte balle, diciamo pure! E visto che ci siamo, se avete meno di trent’anni, date anche un’occhiata al “Working holiday Visa”… costa meno, potete lavorare a tempo pieno, e non dovrete neppure far finta di essere interessati al marketing!!!

Saluti, alla prossima!!

Australia Day

Per le prossime settimane abbiamo in programma un piano serrato e ambizioso per questo nostro piccolo blog: un’ospite che racconterà la sua avventura a testa in giù, un momento “amarcord”, un angolo oriental-trendy, qualche leccornia austrana, e altro ancora, ma prima di lasciarci scappare la possibilità di raccontarvi un altro evento in semi-diretta, eccoci qui con il fresco racconto del nostro 26 Gennaio!

Cosa succede il 26 Gennaio di ogni anno qui nella terra dei canguri? L’Australia Day,  o anche altresì chiamato, il giorno in cui tutti sono fieri… di cosa lo scoprirete poi!

Possiamo testimoniare solo per la città in cui viviamo e questo è ciò che succede: la giornata si apre con il Ferrython, una gara di traghetti scassatissimi e rugginosi che normalmente vengono usati come trasporto pubblico nell’Harbour di Sydney, ma in questa occasione sbuffano sferragliando i loro cavalli-vapore all’impazzata per circa 5 km…  dopo di che non si vedono più per una settimana, giusto il tempo di rimetterli insieme!

Chi ha vinto la gara?! E chi lo sa, non l’abbiamo vista! Siamo arrivati tardi sul ponte, era tutto quasi finito ma abbiamo comunque potuto notare tante barche -non solo quelle della gara- e anche qualcuno che sparava colpi di cannone. Una guerra non l’hanno mai vista qui, lasciamoli giocare ai soldatini!
Però ecco, in questo Risiko-delirio abbiamo assistito a qualcosa di strano: può capitare quindi che in un lunedì pomeriggio di festa, un aereo cargo pilotato da un qualche idiota sfiori prima er pontaccio, e poi l’Opera House, ed infine vada a sparire lontano dietro l’orizzonte lasciando i presenti attoniti e un po’ spaesati. Forse giocare con un aeroplanino accanto a un ponte non è una cosa che la gente prende con ilarità!

E non perdete tempo a cercare: ad oggi non abbiamo trovato nulla in tv o in rete che possa confermare che No: una trentina di persone inebetite sul ponte a singola navata più grande d’Australia, non hanno avuto una allucinazione collettiva!

Ma continuiamo con il nostro racconto… terminato il Ferrython, l’Australia day si spande per tutta la città con una serie eventi: dai mini concerti jazz, pop, folk austrano a una  sconfinata sfilata di auto d’epoca, da un altro concerto con ospiti internazionali (!!!) nel parco centrale, fino ad una parata mediatica assolutamente imperdibile prima dei fuochi d’artificio che concludono la giornata.

…Ma allora via, spendiamoci due righe su questa parata… Cosa c’è di così imperdibile? Citeremo il papà di Deb, che in una frase ha saputo riassumere l’essenza dell’evento: è di fatto, l’A.A.A., ovvero Associazione Australiana Anonimi.
Loro non lo sanno, ma è così, davvero… perché come chiamereste voi un susseguirsi di Australiani, più o meno famosi, proiettati su un MegaScreen, che davanti alla nazione intera fanno outing?

“Salve… sono Mario Rossi.au… beh… nel 2008 io… ho fatto bla bla e bla, e… beh… sono un Australiano”

Dicono così, e ci mettono dentro anche un sacco di orgoglio… un giorno troveremo il coraggio per chiedere a qualcuno cosa cavolo c’è da essere orgoglioso di una roba che ti è capitata  per caso alla nascita!!!

Ma bando ai cenci… siamo giunti al momento topico che tutti aspettavate: le foto! Vi lasciamo a loro,  parleranno per noi e meglio di noi, ma prima vi sveliamo un piccolo segreto: queste immagini sono state scattate il 26 gennaio 2006!

Dal 2006 al 2009, abbiamo assistito a 4 Australia Day qui a Sydney e sono stati 4 eventi fotocopia, in tutto e per tutto identici uno all’altro, con stessi intrattenimenti, alla stessa ora e negli stessi posti anno dopo anno dopo anno… eppure c’è un …non so… le bandierine austrane tatuate sulle facce dei passanti, la musica e le auto d’epoca, l’odore della tua pelle che brucia al sole anche sotto un milione di nuvole, lo sguardo ipnotizzato dei locali che vivono questo de-jà-vu ogni anno, e che ogni anno si lasciano fotografare dai turisti attoniti che non possono capire la magia di questo carillon… e poi c’è la consapevolezza di essere in mezzo tra i due: senza bandiera tatuata, senza macchina fotografica, a capire il carillon ma con lo sguardo attonito…è tutto questo il 26 gennaio, e forse altro, tutta roba che per una volta le foto non vi racconteranno… però se vi capita di passare  di qui dovete assolutamente portarvelo via questo pezzetto di Australia!

Alla prossima!!

F.D

Sculpture by the sea

 Eccoci di nuovo qui!

L’attesa questa volta è stata dovuta ad un breve periodo di mia assenza… che per di più non ho potuto documentare con alcuna fotografia… sig! Scriverò al più presto poche righe più che altro per aggiornarvi su ciò che l’australia può offrire agli avventuosi vacanzieri, ma per le foto temo che dovrete aspettare un po’ di più… siete curiosi? Ottimo: obiettivo centrato!!!

Nel frattempo vi lasciamo con alcune immagini prese da “Sculpture by the sea“, una mostra che si tiene ogni primavera nella famosa Bondi Beach, e che avremmo dimenticato di visitare come ci succede fin troppo spesso con questo genere di cose… non fosse che fortunatamente il corriere della repubblica ci ha fatto da promemoria!

L’evento non è che sia del tutto imperdibile, diciamo piuttosto che è un modo simpatico di passare una domenica pomeriggio uggiosa!

Vi lasciamo alle immagini, senza dilungarci oltre, ma ricordate che la stessa cosa succede in alcune altre spiagge in giro per il mondo: chissà mai che un giorno sul bagnasciuga vi imbattiate in un signore verniciato, pensateci!!

Davide e Oz

Eccomi tornato con la testa all’insù, anche se ancora non me ne rendo conto…

… anche se, come all’andata, non ho assolutamente sofferto il jet lag…

Ho ancora negli occhi i colori e nel cuore le sensazioni che mi ha lasciato un posto così diverso da ciò che consideravo la mia normalità e son sicuro ci vorrà parecchio tempo perché mi passi questa sorta di sapore agrodolce dalla bocca. E’ tutto diverso, mica soltanto la guida e la moneta, sapete? Il cielo è di un blu sempre diverso e la notte… mai viste così tante e brillanti stelle tutte assieme! Alba e tramonto, seduti placidamente a chiacchierare su una duna a Fraser Island, sono qualcosa di indescrivibile talmente tolgono il fiato……

L’aria di Sydney è sempre frizzante e mai densa di smog e tra i grattacieli c’è quella strana ombra a mezzogiorno che quasi un po’ incanta e la spianata che porta verso Canberra è un lunghissimo e brullo campo da calcio senza porte né gradinate…

Come descrivere al meglio il vortice di ricordi e di emozioni che ho vissuto per queste tre settimane in uno spicchio d’Australia? Non posso tappezzare tutto attorno di aneddoti e attimi vissuti anche se potrei scrivere per ore di Miao Miao, del Papeete due-zero-zero-sette, o di Un Polmone, anche se queste tre settimane sono state sempre alla ricerca di foto “artistiche”…

Shining ci fa una pippa…

Ve lo ricordate il Gurzo del Borneo Meridionale?…

 

Per cui l’unico vero modo che sento per raccontare tutto è parlarvi di quei due matti che tengono in piedi questo blog, quei due Amici che mi hanno ospitato, fatto da agenzia viaggi, scorrazzato e sopportato per tre settimane di fila…

Non vedersi con qualcuno per mesi eppoi scoprire d’un tratto che l’amicizia che lega è sempre la stessa e che, anzi, aumenta di minuto in minuto spiazza più di tutto ciò di nuovo che mi sia passato negli occhi. E’ buffo come ogni volta che questa cosa accade sembra normale nella sua anormalità… non so a chi leggerà ma a me è successa pochissime volte nella vita e per ognuna di esse ho capito che è vero il detto che dice che chi trova (o ritrova) un Amico trova un tesoro… ed io questa volta ne ho trovati addirittura due! Così triste sarebbe stato non poter condividere con loro tutto quello che ho vissuto e provato sulla mia pelle in queste tre settimane e sono così, semplicemente contento di averlo potuto fare che non sto nella pelle aspettando di poterlo rifare!!!

Grazie Fabri e grazie Deb per avermi regalato il vostro tempo e la vostra Amicizia ogni momento della mia (e non vostra) vacanza e per avermi reso così felice e spensierato… Mi mancano un sacco di cose da fare e da vedere in Australia, quindi segnatevi fin d’ora che vi ripasserò a trovare, ok???

P.S.: Sono riuscito, cosa non facile per me, anche a metter su un paio di chili…

Nudi alla meta!

Si chiama marketing credo, o “arte di fregare la gente”: di nudo non troverete nulla… era un modo di attirare la vostra attenzione!
Se state leggendo, ha funzionato!

Ad ogni modo ci siamo: vi porteremo alla meta con l’ultimo capitolo del nostro meraviglioso viaggio, ovvero da Cape Leveque a Broome. La vacanza è finita lì, e tutto sommato è stata anche una semifortuna: se fosse continuata altri due giorni avremmo rischiato di arrivare alla fine davvero in mutande!
Le disavventure iniziano durante la prima notte a Cape Leveque: il materasso -fedele compagno gonfiabile della vacanza- ha un microbuco o qualcosa del genere*, il che si traduce in una notte d’inferno, svegli e accompagnati da una persistente sensazione di “oddio sprofondo nel folto della foresta”! Continuiamo con l’antenna dell’auto che si stacca, il portellone posteriore che si incastra con conseguente blocco del frigorifero, una gomma bucata dopo 4600km, a 50km dalla meta… beh, non ricordo altro, ma diciamo che è stata una due giorni movimentata!
Chiuso il capitolo “sfighe”, passiamo a quanto di bello c’è in questo posto… anzi, inizio subito:

Un piccolo inciso: questo posto non è necessariamente più bello degli altri, è semplicemente molto più fotogenico! In particolare per chi -come noi- non possiede un’attrezzatura fotografica professionale.
Non vi tedio oltre, perché di Cape Leveque c’è poco da dire: comunità aborigena nel mezzo del niente, paradiso tropicale frequentato per lo più dai locali durante i weekend, ma chissà per quanto durerà! Tenetelo d’occhio, perché prima o poi ne sentirete parlare in una di quelle riviste patinate per ricconi… promesso!

Una curiosità: il viaggio da qui verso Broome è stato oggetto di poche fotografie, ma ci siamo fermati ad una delle tante “Pearl Farm” della zona, e ci hanno raccontato un sacco di cose, tra le quali una piccola chicca… la conferma a un sospetto che da tempo insidiava le nostre menti: senza le perle, i diamanti, lo sfruttamento del sottosuolo in generale, questo paese andrebbe effettivamente a rotoli, è supinamente accettato! Non ricordo quanti milioni di dollari ci hanno detto di pagare in tasse soltanto loro, ma si spiegano molte molte cose!

Eccoci a Broome dunque… una cittadella splendida dove fanno delle focaccine che sarebbero deliziose, se solo non le chiamassero così! Sono dei pagnottini ripieni, che della focaccia hanno poco, ma sono da provare! Poi c’è anche un sacco di arte aborigena lassù, e finalmente dopo anni, siamo riusciti a trovare un accordo su quale quadro comprare: ne compriamo due, uno lo scelgo io ed uno Deb… di meglio in tre anni non siamo riusciti a partorire!!! Ecco il mio, Deb deve ancora trovare quello che le si addice davvero…

 

Ma Broome è anche molto di più: splendide spiagge di nudisti in 4×4, nebbia al mattino, ristoranti gustosi, passeggiate sul lungomare, palme e mangrovie, alberghi lussuosi e soprattutto -dopo settimane di campeggio selvaggio e cibo in scatola- Broome è il primo avamposto della civiltà nordoccidentale australiana!

Infine… Broome è il posto dove andare per una cammellata al tramonto sul bagnasciuga! I cammelli in Australia furono importati molto tempo fa, e l’ambiente è per loro talmente favorevole che oggi il trend si è invertito, ed i migliori cammelli vengono venduti al medio oriente per le gare! Sia come sia, è stata proprio una serata carina… non dimenticatevi che se vivete a Sydney potete vedere soltanto l’alba sul mare, e per noi è stato così negli ultimi anni! Magari sembra sciocco, ma un tramonto così può essere a suo modo emozionante!

Prima di lasciare questo luogo ci siamo dati alla Yattafoto, una tradizione ormai!

…poco dopo eravamo sull’aereo, stanchi come non mai, ma assolutamente certi di avere aggiunto capitoli indimenticabili al libro delle nostre memorie!

È tempo di chiudere… state tonnati che ci sono due puntate fresche fresche già pronte per essere sfornate nei prossimi giorni!

F.

 

* …il microbuco si è richiuso qualche settimana dopo misteriosamente… abbiamo concluso fosse della sabbia nella valvola, ma accettiamo altre ipotesi, anche più fantasiose di questa se volete!

El Questro!

El Questro -e mi sembra un ottimo modo per iniziare- non significa assolutamente nulla!
Del resto qui siamo in Australia, e loro mica parlano spagnolo… la storia che ci ha riportato un ranger narra di un australiano che viaggia per centinaia di chilometri per registrare un bellissimo nome spagnolo per la sua nuova attività. Quando arriva a destinazione si storta magistralmente al pub sotto al suo albergo, e il mattino dopo -con postumi da guinness dei primati, e la memoria completamente atrofizzata dall’alcool- va a registrare più o meno il primo nome che gli passa per la testa, qualcosa che suonasse bene, immagino: “El Questro”… nessuno ha mai sollevato obiezioni, il nome è rimasto tale fino ad oggi, ed in fondo non suona malaccio!

Se avete un giorno da spendere nel Kimberley, anche uno solo, andate a  visitare questa ex fattoria organizzata come nessun’altra in questa zona. Tenete in mente di essere a centinaia di chilometri dalla civiltà, nel mezzo di una strada sterrata lunga oltre 600km pensata per trasportare bestiame… Quando arrivate in un posto così, il ristorante vi sembrerà un miraggio! C’è un negozietto di souvenir e alimentari, un bar, ci sono le lavatrici… ci sono docce meravigliose a El Questro… cabine singole con doccia, lavandino, water e anche la zanzariera… sembra nulla, ma dopo dieci giorni lassù sono un sogno che si realizza!
La zanzariera -e ci tengo a precisarlo perché voglio un vostro parere- era su 3 lati, il quarto, no. NON CHIEDETE. MAI! I criteri logici su cui si fonda la vita di un australiano sono insondabili, e ci si potrebbero scrivere libri… ma poi non li leggerebbe nessuno, quindi perché tanta fatica?! Un lato non era coperto dalla zanzariera, apparentemente ciò farebbe presupporre che gli atri 3 lati non servano a un -ehm- accidente di nulla, ma per favore, non chiedete!

El Questro è superorganizzato, davvero: se andate lì, la sera potete anche partecipare ad un falò notturno, con un cantastorie country che vi canterà una splendida canzone dal titolo “80 miles beach”… una di quelle che vi si appiccica in testa e continuate a cantarla anche il giorno dopo, magari nel momento meno opportuno… ora vi chiederete “e questo che c’azzecca?!”, ma era un po’ un modo per tenervi incollati alla prossima puntata, dove risponderemo anche a questa domanda!

Questo è un posto dove se chiedi dieci volte “che faccio?!” ti rispondono dieci volte con qualcosa di diverso! Non datelo per scontato, perché di solito c’è una cosa che si può fare in ciascun posto, lassù! Bellissima di solito, ma una!
Quando la domanda fatidica l’abbiamo posta noi, siamo stati un momentino sfortunati: siamo finiti su per una specie di mulattiera per “experienced 4wd drivers only” in cui lo spazio per l’inversione a U non era stato nemmeno ipotizzato! Ecco, qui c’è un breve resoconto dell’allegra scampagnata che ci è toccata per vedere un tramonto che -a dirla tutta- è stato anche deludente…

Il tramonto menzionato nel video

Tra le tante cose meravigliose c’è la El Questro track, una passeggiata segnalata splendidamente che in 5 ore vi scorrazzerà lungo il letto di un fiume scavato tra due pareti rocciose alte qualche decina di metri, il tutto includendo l’attraversamento di uno specchio d’acqua alta poco più di un metro con tanto di zaini sulla testa, ed una scalata di 7 metri buoni tra le rocce bagnate al lato di una cascatella! Arrivi in cima e c’è un laghetto chiuso tra le due solite pareti di roccia arenaria che lasciano passare circa 30 minuti di sole al giorno! In fondo al lago un’altra cascata… credo che le parole non possano spiegare neanche questa volta:

 .

La Moonlight track inizia con questo angoletto di paradiso:

e prosegue con altre viste graziose per un totale di circa 3 ore sotto il sole tropicale!

Cos’altro posso raccontarvi?? Ah… le Zebedee Springs! Quelle sono indescrivibili! Vi facciamo vedere qualche foto, però è diverso vederle splattandosi nell’acqua termale sotto una cascatella che ti massaggia i piedi guardando all’insù un cielo macchiato solo dalle foglie delle palme… da sogno, cliccare per credere!

 Zeebedee Zeebedee

Altro altro altro… ma perché; davvero vi serve altro?! C’è parecchio altro, però è una tortura pensare a quanto sono lontani questi posti… per oggi basta!!!
Alla prossima allora… vi porteremo a spasso dalla Gibbs River Road a Derby, passando per il Pentecoste River, la Drysdale Station e tanto altro ancora!

…state tonnati, e godetevi quest’ultima carrellata di foto nell’attesa!

I crocchi di Katherine

Heilà… ciao a tutti!

Siamo giunti insieme al terzo episodio, ne mancano ancora parecchi, ma oggi chiudiamo la prima parte della vacanza. Dalla prossima puntata esploreremo luoghi davvero esclusivi ma per ora siamo nelle zone -per così dire- da turismo di massa… per gli standard australiani, si intende!

Katherine è una cittadella non particolarmente ridente, ma neanche se la passa male. È un po’ l’ultimo avamposto della civiltà, e poi a sud solo miliardi di granelli di sabbia del deserto, ad est ed ovest nulla di interessante per centinaia di chilometri!

Sulla strada dal Kakadu National Park a Katherine c’è solo una destinazione degna di nota: Edith Falls, o Lelyin Falls, con il nome aborigeno. Ancora una volta ci facciamo da parte, e lasciamo che parlino le immagini per noi!

Poco a sud di Katherine c’è Maniallaluk, una villaggio aborigeno in cui abbiamo trascorso una interessante giornata alla ricerca delle origini della cultura più antica del mondo. Trovarle, quello è un altro discorso! Per quanto a un primo acchito si potrebbe superficialmente sbolognare la questione dicendo che sono dei rincoglioniti alcolisti che non capiscono una mazza, la realtà è probabilmente che lo shock culturale cui sono andati incontro 200 anni fa è qualcosa di inimmaginabile, e entrare in un loro villaggio per un giorno solo e cercare di capirli è quasi utopia… per quanto sia insolito presentarla in questi termini, è indubbio che lo stesso shock culturale si possa applicare anche nel verso opposto… certo, non è facile ammettere che degli ex-primitivi possano dare uno shock culturale, probabilmente è più facile sbolognarli come alcolisti, e infatti tristemente è ciò che molto spesso accade, e la colpa sta come sempre un po’ da ogni lato.

Sia come sia, noi la nostra giornata l’abbiamo trascorsa a porre domande che per la maggior parte non hanno avuto risposta; ci siamo fatti l’idea di una società patriarcale, gerontocratica, in seria difficoltà a comprendere a fondo il concetto stesso di proprietà, e il nostro dannarci dietro non si sa bene cosa… a loro basta un fucile e dei fiammiferi… il 90% dei loro problemi si risolvono così. I loro atteggiamenti sembrano chiederti a qual pro lavorare 8 ore al giorno per comprare dei vestiti, una macchina, un computer?! Lasciamo la risposta a voi, ma tenete anche in conto -solo per dirne una- che l’aspettativa di vita degli aborigeni è di 20 anni più breve rispetto ai bianchi d’Australia, e forse allora tutto quello sbattersi ha un senso; o forse no…?

Finiamo qui la nostra lunga trattazione su questo argomento che proprio non conosciamo, ma ci ripromettiamo di approfondire attraverso la lettura di un buon libro suggeritoci da più parti, e che ci permettiamo di segnalare anche a voi… Australian Dreaming : 40,000 years of Aboriginal history [Jennifer Isaacs].

Passiamo quindi alla meta sucessiva: il Nitmiluk National Park*… una gran bella destinazione! Ci abbiamo speso un giorno e mezzo, lusso che abbiamo potuto dedicare a ben poche attrazioni… la prima giornata su una crociera, la seconda -in barba ai crocchi- in canoa, pagaiando a perdifiato contro un vento bastardo in una mattina di ghiaccio!

Siamo pazzi? Non sappiamo, ma ci siamo voluti fidare degli australiani e del loro ripeterci che non c’è alcun pericolo, e che se ti lasciano andare vuol dire che è tutto ok! Lo sapranno bene loro.. no?!
Un paio di balle (da pronunciare con accento australiano stretto però)!!! Non sappiamo bene se sia vero, ma ci hanno detto che nel pomeriggio della nostra gita hanno requisito le canoe perché avevano avvistato un crocco d’acqua salata… uno di quelli cattivi che mangiano le persone, le canoe, e l’orologio di Capitan Uncino, se capita!

E a proposito di Tic Tac, il tempo scorre ed è ora di mostrarvi le foto… non vogliamo tediarvi oltre!

Una chicca prima di lasciarvi: dietro a Katherine c’è una piccola oasi in cui il fiume viene raggiunto da degli affluenti caldi, creando delle terme naturali… una pacchia!!!

Alla prossima puntata… una delle migliori, secondo Deb!

* Nitmiluk National Park: in Jawoyn, la tribù locale, Nitmiluk vuol dire “luogo del sogno della cicala”. Sogno è il termine usato tra gli indigeni australiani per identificare la storie della creazione o le mitologiche e religiose storie per descrivere la creazione dell’universo. E’ un termine inoltre usato per indicare dove lo spirito della creazione si riposa e nasconde nella terra. La tribù Jawoyn non pesca né nuota nelle acque del secondo gorge per non disturbare uno di questi spiriti nel terrore che il suo risveglio porti acqua e inondazioni sulla terra. Postilla: piove sei mesi l’anno, quindi questo spirito deve avere un temperamento piuttosto dispettoso oppure loro non seguono i tramandati insegnamenti a dovere e questa entità è seriamente indisposta!!!